Giornata dello Spirito 2022: tempo di vedere


“Se si vuole vedere il mondo com’è davvero, bisogna andare in periferia, ma non in astratto…”

Papa Francesco

L’esortazione di Papa Francesco contenuta nel libro “Ritorniamo a sognare. La strada per un futuro migliore”, è stata la linea guida del progetto regionale.

La giornata dello Spirito del Masci Liguria 2022 è stata vissuta con un percorso che ci ha portato a VEDERE IL MONDO proprio nella periferia “più difficile” nel capoluogo della nostra regione.

Il nostro cammino si è sviluppato lungo le strade del CEP, nel quartiere di Voltri, incontrando persone che si sono messe in gioco per cercare di rendere migliore un contesto che ai più può sembrare irrecuperabile.

Abbiamo ascoltato testimoni impegnati a vario titolo nel cercare di cambiare il mondo.

Perchè siamo qui?

Perché abbiamo deciso di vivere la Giornata dello Spirito qui al C.E.P? Perché siamo qui, nasce da una provocazione del Papa, che ci invita a cercare la periferia perché andare nella periferia, ti consente di toccare la sofferenza ma anche di scoprire le possibili alleanze già in atto per aiutare gli altri, le scopriremo attraverso le testimonianze delle persone che incontreremo.

C’è bisogno di solidarietà che nasce dalla consapevolezza che apparteniamo a  Dio, che siamo parte della Creazione, di qui scaturisce il  nostro amore per gli altri, tutto ciò che siamo e abbiamo è un dono che abbiamo ricevuto.

Ma non potremo servire gli altri se non lasceremo che la loro realtà ci riguardi.

L’indifferenza non ci fa vedere le cose nuove che Dio ci offre , cominciamo a vedere possibilità nuove nelle piccole cose intorno a noi, nel nostro quotidiano e facendo queste piccole cose iniziamo ad immaginare un altro modo di vivere insieme , di servire gli altri .

Allora possiamo cominciare a sognare un cambiamento possibile un cambiamento reale

Paola Maccagno

Segretaria regionale


Siamo partiti dal convento dei francescani a Voltri e Padre Maurizio ci ha introdotto al cammino, raccontandoci la sua esperienza di quando è arrivato a Voltri e con altri confratelli ha iniziato la “missione” nel quartiere. Cosa hanno fatto per entrare nel quartiere? Semplice! Hanno iniziato a camminare per strada per incontrare la gente, Ci ha parlato di casa e dimora. Ci ha raccontato esperienze di persone che hanno avuto una casa, ma non l’hanno mai sentita come dimora, vivendo da trent’anni con le valige ancora da disfare.


Al termine della prima parte del cammino a piedi ci siamo incontrati con la Cooperativa Arca, costituita tra operatori sociali e malati mentali che abitano nel quartiere. Sono intervenuti anche tre utenti che hanno raccontato la loro esperienza e l’aiuto che trovano nella vita della cooperativa.


Il terzo incontro è stato presso la scuola Aldo Moro, la scuola del quartiere, dove all’ultimo piano ha sede la SCUOLA DELLA PACE, una realtà educativa presente anche in altri quartieri della città, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio.

La rappresentante della Comunità ci ha raccontato come sia importante la loro presenza in un territorio dove l’abbandono scolastico è estremamente grave.


Il quarto incontro è stato presso i locali dell’A.P.S. “Consorzio Sporivo Pianacci”. Abbiamo incontrato il presidente onorario Carlo Besana, il farmacista che da trent’anni si impegna nella lotta al degrado sociale, promuovendo attività sportive e sociali nel quartiere.

Ci ha raccontato come in mezzo a mille difficoltà l’Associazione cerchi di dare un motivo per vivere nel quartiere.

In questi decenni ci sono stati alti e bassi, e spesso il Comune non ha aiutato, a volte ostacolando anche le manifestazioni che con la collaborazione di artisti di livello internazionale sono state organizzate al CEP.

Al termine dell’incontro abbiamo pranzato negli spazi intorno al circolo. La giornata si è conclusa con la celebrazione della Santa Messa.

Infine tutti a casa con la consapevolezza di aver vissuto qualcosa di veramente bello ed importante per la vita.


Di seguito le riflessioni poste al termine di ogni tappa. Tre verbi da meditare

Accompagnare

“Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso!” (Gal 5,14)

“La vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro!” FT66

Cosa significa accompagnare, come io accompagno i miei fratelli?

Ascoltando questa testimonianza proviamo a vedere cosa questo verbo dice alla mia vita, tenendo presente che questo verbo racchiude in sé una dimensione di dinamicità, c’è una strada da percorrere, insieme, la cui meta, se accompagno, non è la mia!

Curare

“E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” (MT 25,39-40) “ Come il viandante occasionale della nostra storia, ci vuole solo il desiderio gratuito, puro e semplice di essere popolo, di essere costanti e instancabili nell’impegno  di includere, di integrare, di risollevare chi è caduto” FT77

Chi è il “fratello caduto” sulla mia strada? Quali sono i baratri in cui spesso cadono le persone. La  parola “cura” è molto cara a Papa Francesco, come faccio nella mia vita a passare dall’ assistenzialismo alla mentalità della cura? Quale può essere la base su cui si costruiscono queste due diverse mentalità, buone ma diverse…quale, in verità, è la mia mentalità?

Sostenere

“La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine.” (1Cor 13,4-8)

“Riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un’amicizia sociale che includa tutti non sono mere utopie. Esigono la decisione e la capacità di trovare i percorsi efficaci che ne assicurino la reale possibilità. Qualunque impegno in tale direzione diventa un esercizio alto della carità. Infatti, un individuo può aiutare una persona bisognosa ma, quando si unisce ad altri per dare vita a processi sociali di fraternità e di giustizia per tutti, entra nel «campo della più vasta carità, della carità politica». Si tratta di progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale. Ancora una volta invito a rivalutare la politica, che «è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune»” FT 180

E poi? Finisce tutto con un mio gesto? Come un atto di carità, un servizio, può diventare sostegno duraturo? Come posso farmi carico dei miei fratelli anche quando “devo andare via lasciandoli alle cure del locandiere?” Posso far diventare una mia azione un sostegno?

Preghiera iniziale

I canti della Santa messa conclusiva